I vini vulcanici cosa sono?
I vini vulcanici sono vini prodotti in terreni di origine vulcanica ricchi di minerali come potassio, fosforo, zolfo e magnesio sempre presenti nel magma tipico dei vulcani.
La componente lavica, tufacea e sabbiosa di questi terreni è utilissima per il buon drenaggio ed assorbimento dell’acqua, quindi per la fertilità del terreno. La particolare porosità delle rocce che compongono questi terreni garantisce, inoltre, una costante presenza di umidità, che aiuta la pianta a non soffrire nei periodi caldi.
I vini vulcanici, proprio per la particolarità del terreno , hanno un’aromaticità molto intensa con sentori di mineralità.
I vini vulcanici nei castelli Romani
Oggi si parla molto dei vini vulcanici dell’Etna ma pochi sanno che i vini vulcanici sono presenti anche nella zona dei Castelli Romani e che, anzi, i Castelli Romani erano in epoca preistorica un solo vulcano, il vulcano Laziale o “latium volcano”. Questo grande vulcano ha smesso la sua attività circa 5000 anni fa dopo aver vissuto tre distinte fasi eruttive:
il Vulcano laziale, la prima fase
La prima fase detta anche “ tuscolano-artemisio “ è quella da cui è nato il vulcano attraverso esplosioni e successive colate piroclastiche e laviche inframmezzate da lunghi periodi di calma; questa prima fase è terminata circa 360.000 anni fa ed è ancora oggi è identificabile in tutta la sua estensione che va dal monte Tuscolo fino al monte Artemisio .
La seconda fase
La seconda fase inizia circa 280.000 anni fa con la formazione di un nuovo vulcano, più piccolo, con un diametro di circa 15 km, il “Monte Cavo”, posto all’ interno di quello formato durante la prima fase di eruzione e la nascita di altri crateri minori.
La fase termina circa 260.000 anni fa: Inizia la fase di quiescenza con il raffreddamento del camino centrale e la formazione di un grande tappo di materiale magmatico che ne impedisce le successive eruzioni.
La terza fase e i laghi dei Castelli Romani
La terza ed ultima fase, avvenuta fra 200.000 e 19.000 anni fa, é chiamata fase dei laghi o fase idromagmatica perché le acque sotterranee entrano in contatto con il magma del Vulcano. Il magma incandescente nella ricerca di nuove strade nei fianchi del cono del vulcano incontra, a diverse centinaia di metri di profondità, delle falde acquifere. L’acqua della falda profonda venendo in contatto con il magma provoca la formazione di grosse quantità di composti volatili che trovano però la via di sfogo del cratere centrale ostruita. Si crea quindi un potenziale esplosivo di inimmaginabili dimensioni che provoca un’esplosione che squarcia le pareti laterali nel punto di maggiore debolezza creando circa 15 crateri secondari.
A seguito di questa fase, il cono di Monte cavo si spegne chiudendo il cratere preesistente mentre i crateri minori vengono riempiti dalle acque formando una serie di laghi. È il caso di Campovecchio tra Marino e Grottaferrata, del Lago Regillo alla tenuta di Pietra Porzia, presso Frascati, di quello di Pantano Secco, della Doganella sotto Rocca Priora, di Vallericcia sotto Ariccia, e del Laghetto di Turno sotto Castel Gandolfo, oltre ai due famosi e più grandi laghi che ancora oggi esistono nella zona dei Castelli Romani: il Lago Albano e il Lago di Nemi.
La maggior parte di questi bacini è stata prosciugata in epoca romana 2000 anni fa (è il caso di Vallericcia e del Lago
Regillo) .
Il lago Regillo: la Battaglia del Lago Regillo
Il lago Regillo (in latino: Regillus) era un lago dei di origine vulcanica prima descritti; il lago deve la sua notorietà ad una famosa battaglia avvenuta nel 496 AC tra gli eserciti della Repubblica Romana e la lega dei Latini guidata da Tarquinio il Superbo,
ultimo re di Roma. I romani, in grossa difficoltà, chiedono l’aiuto di Giove che invia dal cielo i Dioscuri, i battaglia del lago regillo che guidano
i romani alla vittoria. Il lago era un luogo sacro tanto che sulle sue rive era presente un tempio arcaico dedicato a Giunone Regina da cui forse deriva il nome ” Regillo” per il lago prosciugato già in epoca romana.
IL LAGO REGILLO E LA TENUTA DI PIETRA PORZIA
La Tenuta di Pietra Porzia, 47 ettari di cui 36 di vigneti occupa, secondo recenti ricerche ,l’area dell’antico Lago Regillo, Il lago vulcanico di cui resta il ricordo nel rio che attraversa il centro della Tenuta e nelle colonne arcaiche dell’antico tempio ritrovate in pezzi molti decenni fa durante lo scavo di un vigneto e ora esposte nel’ antica cantina della Tenuta.
I vini Vulcanici alla Tenuta di Pietra Porzia perché sono particolari?
La Tenuta di Pietra Porzia produce dei vini vulcanici molto particolari perché i 36 ettari di vigneto sono posti nella valle che un tempo era occupata dal Lago Regillo e quindi nel punto di massima fertilità legata all’accumulo di sostanze minerali presenti nel lago oltre alla presenza sotterranea del rio che attraversa ancora oggi la Tenuta.
Il Frascati Regillo ha quindi una componente aromatica molto intensa che nella versione in etichetta oro ha lievi sentori di mineralità
Il Rosso Lecino, derivato dall’antico vitigno autoctono Lecinaro da poco riscoperto, trae dalla componente vulcanica dei terreni l’accentuazione del sentore di cacao e ciliegie sotto spirito esaltati dall’intensa mineralità tipica dei vini vulcanici.
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